
Prima o poi l'esplorazione spaziale ci porterà a incontrare altre forme di vita. Per il solo fatto che non saremo più i soli, bensì insieme a qualcun altro, il nostro geo-ego dovrà ridimensionarsi.
Occorre prepararsi a pensare in maniera fluida per meglio assorbire la spaventosa novità ("spaventosa novità" sarebbe anche il restare delusi per l'arretratezza altrui).
Se non erro l'immagine degli alieni oggi più in voga è o quella dell'essere unicellulare ai primordi della vita, oppure l'onnisapiente e onnipotente rappresentante di una civiltà perfetta.
Siccome parliamo di ipotesi riguardo a esseri che potrebbero essere molto difformi da noi, ci presenteremmo in una posizione estremamente debole al rendez-vous cosmico solo con queste due alternative. Essere impreparati all'incontro, in quanto ci si aspettava qualcosa di completamente diverso, sarà uno shock esiziale (spero di no). Guarderemo bene nel nostro guardaroba e ci chiederemo "ma questi alieni sono tipi da cravatta o da papillon?"
Per quanto la mente umana si sforzi non riuscirà mai a immaginare qualcosa di completamente "alieno" da noi: ogni essere verrà sempre visto come un ente che si muove o comunque dotato di un'anima, che pensa e che sia in grado di interagire con gli altri.
E se non fosse così? E se fosse qualcosa di completamente dissimile?
Ho una proposta che potrebbe prepararci a un incontro con esseri agli antipodi di ogni nostra prefigurazione.
Immagino questo: gli esseri che incontreremo saranno in uno stato di vita diverso dal nostro, con caratteristiche che non ci sogneremmo mai di attribuire alla vita. Io penso che gli alieni potrebbero essersi sviluppati a tal punto da essersi trasformati, all'apice del loro splendore, in oggetti inanimati. Si proprio così: dei banalissimi oggetti. Non rocce o deserti, ma oggetti del tipo di quelli che abbiamo qui. In un pianeta esterno alla nostra galassia incontreremo un tavolo, immobile, come i nostri, ma senza nessuno che l'abbia costruito. Oppure comunicheremo per decenni per mezzo di raggi luminosi con un pianeta fino a quando non scopriremo che quei raggi di luce che ci tornavano indietro erano solo il riflesso dei nostri, Riflesso dovuto a qualcosa di simile a uno specchio. Ma chi ce l'avrà messo lì uno specchio? Nessuno: è proprio lo specchio l'alieno col quale comunicheremo.
Interpretate questo come preferite: magari erano così sviluppati tecnologicamente da aver trovato il modo di diventare essi stessi oggetti o, non so, gli oggetti si sono rivelati la specie "animale" più adatta nel corso dell'evoluzione (se lì c'è stata un'evoluzione).
Dovremo prepararci quaggiù cominciando a considerare come viventi gli oggetti. Non intendo pensare agli oggetti come se dentro ci fosse un'anima, ma pensare agli oggetti come possibili ultimi evoluti della specie umana, massima perfezione della nostra specie. Spostando un tavolo sentiremo un rumore, potremo considerarla la "voce" del tavolo. Ma di per sè il tavolo resterà inanimato. Oppure andremo a sbattere contro un mobile e considereremo quel suo stare lì, fermo e immobile, quasi come se "lui volesse stare" lì.
Nei pianeti alieni incontreremo molti oggetti, solo oggetti, senza che ci sia il loro costruttore o che essi abbiano dentro di sè un'anima.
Oggetti diversissimi sparsi qua e là.
E non ne capiremo il senso.
3 commenti:
..E non ne capiremo il senso.Ed infatti non ne capisco il senso, ma il senso del tuo articolo. Ma come, prima "accusi" la mente umana (per quanto si sforzi) di non riuscire mai ad immaginare qualcosa di completamente "alieno" da noi, e poi il massimo che la tua immaginazione (perchè è di pura immaginazione che si tratta) riesca a concepire in quanto forme aliene, sono "tavoli" e "specchi". Praticamente i primi oggetti (suppongo) su cui è caduto il tuo occhio mentre scrivevi l'articolo..
Ti consiglio di leggere qualche libro di Isaac Asimov (lo conosci???)
La mente umana, la mia compresa, ha dei limiti che le impediscono di immaginare qualcosa di completamente alieno. Il mio post era per dire "ma guarda che gli alieni potrebbero addirittura essere dei comunissimi oggetti e non i soliti grigi o robot della tradizione della fantascienza!". Allargare i confini dell'immaginazione.
Cioè dovremo prepararci a pensare agli alieni come esseri che potrebbero essere molto diversi da come li abbiamo immaginati. Io propongo per esempio di prendere in considerazione la possibilità che siano oggetti, che mi è sembrata la più provocatoria. Non voglio certo dire che gli alieni sono per forza oggetti.
Il fatto che hai sotto gli occhi dei tavoli non significa niente: è molto più difficile come concetto immaginare che i tavoli siano alieni che immaginare degli esseri stranissimi tipo Frankenstein. Stranissimi ma pur sempre collage di animali e esseri che vivono sulla terra. Niente di molto sorprendente. Il fatto che hai sempre sotto gli occhi una cosa non implica che sei in grado di guardarla in modo differente e insolito.
Altrimenti saremmo tutti poeti o scienziati.
Ho letto i vostri articoli e mi chiedo: esiste un punto di non ritorno nell'atto di immaginare?
Allargare i confini dell'immaginazione, "superando" i tradizionali modi di pensare. Non solo terribili mostri, ma anche banali oggetti, "in uno stato diverso dal nostro con caratteristiche che non ci sogneremmo mai di attribuire alla vita". E' una provocazione molto stimolante..ma esiste qualcosa che non possiamo immaginare? Mi rendo conto che per noi è "strutturalmente" impossibile rispondere a questa domanda, ma colgo la provocazione e mi chiedo: e se fossimo davvero tutti poeti o scienziati? Esplorati tutti i modi di vedere un oggetto, esaurite tutte le combinazioni di pensieri e idee, ci ritroveremmo faccia a faccia con i limiti della nostra mente, di cui scrivi anche tu, e che ci impediscono di concepire qualcosa di davvero diverso rispetto, non ai tradizionali e comuni modi di pensare, ma alle nostre stesse capacità. Esiste qualcosa che possa stravolgere o annullare le nostre strutture mentali? Possiamo fare questo salto nel buio?
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