14.2.14

Théories du complot







Une des choses les plus difficiles à supporter quand nous sommes dans la société est de ne pas avoir quelque chose à dire. Les autres sont en train de parler de politique, faire des raisonnements complexes. D’après ce qu’ils disent vous comprenez qu'ils lisent les journaux tous les jours. Et nous? Muets.
Mais les plus intelligents savent qu'il y a un remède à ce problème. Il y a une opinion qui est bonne pour toutes les conversations. Ce n'est pas une opinion quelconque. C'est l’Opinion.
Elle consiste en tout renverser ce que les autres ont dit à ce moment-là, avec des phrases comme:
-Je ne crois pas à ce que vous dites
-C'est juste ce qu'ils («ils» qui?) veulent nous faire croire, pour leurs intérêts
-Qui sait ce qui se cache derrière?
Ceci ne nécessite pas un effort mental, ne nécessite pas de préparation préalable. C'est l'atout de qui n’as pas une opinion.

16.10.13

Pareidolia






Su internet ci sono articoli, post o tweet. Sotto si leggono i commenti. Si può ritenere che i commenti si riferiscano a quello che è scritto sopra. Io invece penso che non siano necessariamente legati al contenuto dell'articolo, del post o del tweet. Dipende naturalmente anche dal tipo di argomento trattato: un contenuto specifico, tecnico, non lascia molto spazio alla mente di divagare. Un contenuto più vago invece permette di leggere tra le righe i significati più disparati: ognuno ci legge quello che gli pare: l'articolo diventa solo un pretesto per parlare di sé, dei propri problemi e delle proprie convinzioni. I commenti più tipici sono questi:


-Chi paga? Sempre noi. La colpa è degli sprechi (altrui).

-La colpa è LORO, dei politici ladri. (Con varie declinazioni secondo le antipatie personali. Se odio Berlusconi, sarà sempre colpa di Berlusconi. Se odio i “comunisti”, sarà sempre colpa dei comunisti. Se odio gli stranieri sarà sempre colpa degli stranieri.)

-Succede solo in Italia. All’estero è diverso…

-C’è chi sta peggio (NOI). I problemi sono ben altri (i nostri)

-Per giudicare questo film occorre vedere la versione originale (come ho invece fatto io) che è tutta un’altra cosa.

-Prima (ai miei tempi) non era così

Nei commenti è evidente una sottolineatura del rapporto Io-Altri. Io sono quello che soffre, gli Altri sprecano. Vanno fatti dei tagli: non a me ma agli sprechi altrui. Ai miei tempi era diverso, ora i giovani invece vogliono tutto e subito. Io che viaggio spesso mi rendo conto di quanto siano provinciali gli italioti (in questo caso il rapporto sembra invertito, io sto dalla parte degli altri, che sono sempre avanti rispetto agli italiani).
C'è però un tipo particolare di commenti, che torna spesso, soprattutto nei casi di cronaca:

-Non c’è nient’altro da commentare, condoglianze alla famiglia.

In commenti come questi sono contenuti due desideri strettamente connessi: io devo parlare e gli altri non devono parlare. Non c'è niente da dire ("gli altri non devono parlare") io invece parlo e faccio le condoglianze (oltre a parlare per vietare agli altri di esprimersi).
Sotto gli articoli o ai post più indifferenziati e generici, come può essere la notizia di un omicidio di cui non si sa molto, viene fuori la personalità di chi commenta e soprattutto un desiderio di esprimersi zittendo, al contempo, tutti gli altri.
I commenti non riguardano ciò che è scritto sopra (il contenuto dell'articolo che si commenta) ma spesso riguardano ciò che è scritto sotto (il contenuto degli altri commenti).




12.10.13

Showdown





Ci sono tre affermazioni molto particolari:
1) Il marito X ha picchiato la moglie Y
2) Il signor X ha compiuto atti osceni sulla ragazzina Y
3) Il prodotto alimentare X provoca il cancro.
Sono affermazioni pesanti. Ma un'affermazione grande necessita di prove grandi. Le tre affermazioni hanno in comune una certa ostinazione temporale: durano nel tempo. Un uomo che ha picchiato una volta sua moglie, sicuramente lo farà anche in seguito (almeno questo è quello che si dice). Un uomo che si è reso responsabile di un atto di pedofilia, sarà un pedofilo per sempre, continuerà ad avere certe pulsioni. Un cibo cancerogeno, sarà cancerogeno sempre, ora come tra 50 anni. Credo che stilare una lista di affermazioni "pesanti" come queste dipenda in buona parte dalla cultura in cui ci si trova e dal momento storico. In Italia, nel 2013, credo che queste tre siano le più diffuse o tra le più diffuse. 30 anni fa magari sarebbero state leggermente diverse.
Quando qualcuno fa una di queste tre affermazioni, sta puntando tutto. Se vince, vince tutto: il marito X sarà per sempre considerato un violento, il signore X sarà odiato e bandito dalla comunità in cui vive (o anche nel carcere in cui sarà rinchiuso). Il cibo X...beh, chi lo potrà più mangiare?
In casi come questi, si dovrebbe valutare le accuse e decidere solo dopo. Ma l'inganno di tali affermazioni è che hanno una grande presa emotiva su chi ascolta e quindi mettono il ragionamento o il bisogno di avere una prova in secondo piano. L'attenzione di chi ascolta è tutta focalizzata sulla posta in gioco (violenza, pedofilia, rischio per la salute), oscurando ciò che viene prima, la dimostrazione, la prova. Naturalmente il marito X potrebbe benissimo essere un violento, il signor X un pedofilo e il cibo X pericoloso. Ma bisogna prima provarlo.

A volte si punta tutto, ma potrebbe essere un bluff. Quindi viene il momento di mostrare le carte.

9.8.13

Can the dead speak?





People often talk about "going beyond the limits". Think of Beethoven: he was able to compose in spite of deafness. My idea is that, with all due respect to Beethoven, the limits can not be overcome. It would be really nice to see that the acknowledged limits are there, but they can be overcome: it is a convoluted way to say that "there are no limits." But there are limits: the biggest limit is death. Then there are physical limits: we can not stay awake for days, without food, without drink, etc.. So, why do we hear about "pushing the limits"? In my opinion this is due to two misunderstandings.
First, the limits of a person often do not coincide with the limits of another person. If Beethoven is deaf and also I'm deaf, he will compose music but I will not. The limit "deafness" for me will be more "limiting". This does not mean that Beethoven has exceeded the limits, he has remained within its limits (which, in this case, are different from mine). Or the same can be said of those who have a higher threshold of pain than another.
The second reason is that the dead can't speak. We hear only the voice of someone who has made the grade. Who succumb doesn’t speak and to most people it seems as he has never existed. If Beethoven, with all his talent, would have met the greatest limitation, death, when he was 15, no one would now have the slightest idea of who is Beethoven. The people who seem to have "crossed the line" have actually remained within their means. Maybe getting the best of their residual capacities, but always within the confines of the "limit". There is no wonder why Beethoven composed as a deaf: he did nothing of ultra-human. He took advantage, this we must admit, of his ability, he was able to move with strength and perseverance within his limitations. But he wasn't a superhero. Nobody is.

To be clear, I'd change idea and believe that it is possible to "go beyond the limits", only if it turns out that Beethoven composed something after 1827.

14.1.13

Dopo tutte queste cose


Le cose della vita cambiano le persone.
Una persona che a un certo punto inizia a viaggiare potrà raccontare che "da quando viaggio la mia mente si è aperta". Chi è uscito da una brutta malattia potrà raccontare che "certe esperienze ti fanno capire ciò che conta veramente". Da questo punto di vista le sale d'aspetto degli aeroporti e i reparti degli ospedali sono piene di gente riflessiva e profonda.
Ho visto il discorso di Michelle Obama a settembre, durante la convention democratica, nel quale la first lady faceva notare come la presidenza non cambia le persone, nella fattispecie il marito, ma rivela ciò che esse sono. Forse dopo una frase del genere si può guardare in maniera diversa a tutte le vicende che ci accadono nella vita e scoprire che, dopo tutte queste cose, non è che siamo poi cambiati molto.
Allargando l'inquadratura, allontanandoci da ciò che osserviamo, qual è il paesaggio che viene fuori? Cos'è che abbiamo visto in realtà, quando affermiamo con tono vagamente compunto, che le cose della vita ci hanno cambiati? C'eravamo noi, poi un evento particolare (viaggio, malattia, morte di un parente, vincita al lotto, ecc.), poi di nuovo noi ma cambiati, potenziati. Credo sia molto importante credere nella possibilità di cambiare, di migliorare addirittura. Cosa sarebbe l'educazione se non si avesse fiducia nel cambiamento delle persone, un cambiamento in meglio (questo necessita la definizione di volta in volta di cosa si intenda per "meglio", secondo varie prospettive e scuole di pensiero). Ma se le cose stessero diversamente? Se una persona con la mente "aperta" fosse ben disposta a nuove esperienze e quindi iniziasse a viaggiare? Se una persona particolarmente sensibile ai dolori del mondo, in seguito a una malattia cominciasse a riflettere sulla condizione umana? Credo che ogni persona abbia delle potenzialità che vengono testate, sviluppate o nascoste dalle vicende che gli capitano. Ma le cose della vita non creano la persona, o lo fanno in maniera molto minore di come possa apparire ad un primo sguardo. Alcuni addirittura si illudono che certe esperienze possano causare un cambiamento, ma post hoc ergo propter hoc?
Può essere utile cominciare a vedere le cose non come miracoli che piombano nella vita di ognuno, in grado di svegliarlo. Le cose ci mettono alla prova ma noi rimaniamo ciò che eravamo, nel bene e nel male. Decine di viaggi non potranno fare molto per cambiare una persona "chiusa", nè una grave malattia potrà svegliare un egoista introducendolo ai problemi della condizione umana.
Le cose della vita non cambiano le persone.

24.12.12

La creazione del mondo


Il 24 dicembre 1968 l'equipaggio dell'Apollo 8, dopo aver effettuato nove giri intorno alla luna, augurò al mondo Buon Natale con queste parole: