9.12.08

Dietro la crisi economica

Prima della crisi ci sono problemi che nascono dal sistema economico adottato ma anche dagli errori delle banche, degli operatori economici in generale. 
Cosa c'è invece dietro la crisi?
Dietro la crisi c'è gente che si nasconde. O meglio, gente che nasconde i propri interessi e la propria superficialità. 
L'aria che si respira oggi è pesante. "Molte famiglie non arrivano alla fine del mese" o, in una dose più massiccia, "molte famiglie non arrivano più alla seconda settimana" sono affermazioni ricorrenti in tv. Purtroppo non è retorica. 
I mezzi di comunicazione diffondono notizie allarmanti, correlate a interviste scoraggiate e appelli a non cadere nel panico (che hanno esattamente l'effetto contrario). Il clima mediatico è quasi da codice marziale. Sembra di vivere in un contesto che richiede leggi di comportamento differenti: occorre rispettare il "codice di crisi". Tutto questo non è sbagliato: circostanze particolari richiedono delle modifiche nei comportamenti sociali. Ma ciò non vuol dire che sia tutto giusto: il "codice di crisi" richiede un certo modo di parlare, un certo modo di apparire, un certo modo di mascherare. 
La crisi non ha colpito tutti con la stessa intensità. Alcuni hanno dovuto fare sacrifici, altri lottano contro la povertà. 
Ora mi chiedo: possibile che tutti si lamentano? Mi riferisco soprattutto alle interviste fatte per strada. Possibile che nessuno arriva alla fine del mese? Possibile che gente che se ne va in giro per le boutique della città dichiara sempre di aver speso solo pochi euro? Possibile che tutti si lamentano, in ogni dove, per gli sprechi di denaro? Per l'inutile lusso alla prima della Scala? 
Qualche giorno fa sono stati diffusi dei dati secondo i quali le spese per i cellulari, i prodotti di bellezza e il superenalotto non sono affatto calati. Anzi. La gente che si lamenta per strada con le buste dei regali non è il volto della crisi. La gente che sta veramente in crisi non so se abbia piacere a girare per i negozi (o magari ha piacere, ma senza acquistare).
C'è ipocrisia nei comportamenti ostentati. Le dichiarazioni sono banali e non c'è uno che ammetta "certo, non è come prima, ma non mi posso lamentare, c'è chi sta peggio". Sembra una gara a chi dichiara di star peggio. E chi sta peggio non dichiara niente. 
Personalmente non ci trovo niente di male nello spendere soldi, anche se sono diminuiti, a giocare al superenalotto. Siamo noi, siamo gli uomini: non pensiamo solo alla priorità di alimentarci, amiamo spendere anche per le futilità (che poi sono i caratteri culturali dell'umanità). Ma perchè non lo ammettiamo? Perchè quel tale intervistato per strada dice "Eh, signora, in un periodaccio come questo non si può comprare più nulla" ma dimentica di dire "incrociamo le dita và, che ho appena giocato al superenalotto. Se vinco mi compro l'Iphone"? La voce di chi sta male non si sente. E al posto dei veri poveri parla chi non può proprio lamentarsi.
Dietro la crisi economica ci sono anche le giustificazioni per decreti e leggi sospette. L'IVA che aumenta quando potrebbe invece essere abbassata? Lo si fa perchè c'è crisi e SKY vive nel privilegio. Tutto diventa privilegio e spreco. Non c'è tempo per i sospetti di conflitto di interessi perchè c'è la crisi. 
Dietro la crisi c'è la gente che finalmente può incazzarsi e dire tutto ciò che gli passa per la testa. Un intervistatore chiede: "Lei è d'accordo con la costruzione di una nuova moschea?" e la risposta più volte ripetuta è stata "ma va', con tutti questi problemi lei pensa alle moschee!". 
Che ci sia una crisi non significa che tutti possiamo dire ciò che ci pare, che tutti possiamo dire di essere poveri. Di certo siamo più poveri di prima. Ma i poveri non stanno per strada a farsi intervistare. Magari se vai a chiederglielo anche loro ti diranno che in questo momento della moschea non può fregargliene di meno, come pure di Berlusconi e di Sky. Magari loro stanno male per davvero. Ma non ne fanno una bandiera. 

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E' la tv, è quella sottile patina che crea intorno al mondo e che filtra i nostri giudizi. La tv ha una potenza mediatica devastante che nessuno può controllare. Tocca a noi essere più cauti, più critici nelle nostre riflessioni. Penso che ciò che vedo in tv, nei telegiornali e nei vari programmi, sia, nel migliore dei casi, un particolare punto di vista, un modo per confermare qualcosa che è già implicito nel programma stesso.
Per non parlare poi della tv pilotata ad hoc, come le interviste di cui parli.
Attraverso lo schermo noi osserviamo quella particolare parte del mondo su cui il faro della tv getta luce. Dobbiamo uscire di casa, parlare con chi ci è vicino, usare il nostro intuito. Io adoro la televisione, per me è spunto di mille idee e fantasie, ma non prendo quasi mai sul serio ciò che vedo e sento in tv.
Sono uno studente e quando vado all'università vedo sempre le stesse persone e sento sempre gli stessi discorsi. Uno studente che per la prima volta entra in quella università rischia probabilmente di farsi una idea sbagliata, perchè non sa ancora che dietro e attorno quelle solite faccie c'è gente che lavora, studia, fa ricerca, a volte chiusa in piccole stanze,a volte lontano dall'università. Gente che nessuno intervista per strada.

Giuseppe ha detto...

I media, è vero, deformano.
Ma concediamo per un momento che la tv dica solo la verità: il problema diventa allora non più mediatico bensì morale. Il problema allora non è più quello di uscire per strada per incontrare le situazioni e la gente reale, ma è un problema privato. Il problema privato è questo: siamo incapaci di uscire da noi stessi, di guardarci dal di fuori, con distacco per capire che un po' di sprechi li ammettiamo e li pratichiamo anche noi, che non siamo tutti diventati indigenti, che l'etica non può essere rivoluzionata con la scusa della crisi, che magagne politiche e intolleranze religiose non possono sfruttare un momento difficile per passare inosservate.
Tuttavia la tv non può essere considerata pura, obiettiva. Troppi interessi, troppe pressioni (molte delle quali sono a mio avviso "strutturali" e difficilmente modificabili). Perciò il problema è mediatico e anche morale.